lunedì 29 settembre 2014

Roma: noi vittime dello schifo quotidiano

L’unico modo per non vedere lo schifo che si sta impossessando di Roma, è rimanere chiusi in casa. A dire la verità un’altra soluzione ci sarebbe. Cambiare città. Se non addirittura Paese!
La prima ipotesi non è molto praticabile in quanto da un punto di vista fisico, restare chiusi in casa significherebbe un lento deperimento fisico e da un punto di vista psicologico porterebbe inevitabilmente alla depressione!
La seconda soluzione è decisamente la più romantica. Chi di noi non ha mai sognato di vivere in un’altra città o in un altro Paese, magari del Nord Europa dove, almeno per la maggioranza dei casi, tutto sembra funzionare alla perfezione? Di difficile realizzazione anche questa però, specialmente se si ha famiglia o un lavoro che non prevede trasferimenti.
Suggerimenti per altre vie di fuga?
In realtà io vorrei non fuggire.
Vorrei che con il buon senso dei cittadini e delle Forze dell’Ordine si ristabilisse quel piacere di vivere la città che oramai da troppo tempo è scomparso.
La stessa parola, Forze dell’Ordine, fa sorridere visto che di ordine ce n’è rimasto davvero poco e di forze non ne abbiamo più!
Dobbiamo però recuperarle queste forze, dobbiamo cercare di non farci sopraffare da tutto ciò che quotidianamente vediamo, lo schifo appunto!
Perché di questo si tratta.
Nel mio tragitto giornaliero da casa in ufficio devo percorrere circa cinquecento metri a piedi, prendere un autobus per una decina di fermate e scendere alla Stazione Termini per poi infilarmi nel tunnel che porta alla metropolitana, entrare nel vagone della linea A fino alla fermata Lepanto e una volta in superficie passeggiare per altri duecento metri fino a destinazione. In totale dieci chilometri con una durata media del viaggio di cinquanta minuti. A fine giornata stesso percorso a ritroso.
Nei primi cinquecento metri che separano la mia abitazione dalla fermata dell’autobus riesco a volte a contare almeno tre motivi di schifo: primo fra tutti è la presenza costante di motorini e scooter parcheggiati sul marciapiede nonostante a quell'ora della mattina, di posto per parcheggiarli come si dovrebbe ce ne sia in abbondanza. Proseguendo poi con lo schifo automobilistico, c’è sempre qualche incivile che lascia la propria automobile in sosta occupando lo scivolo per le carrozzine o per i disabili che, in attesa di trovare un punto dove il marciapiede si abbassa per potervi salire e proseguire senza rischi, si trovano costretti a transitare lungo la strada. La soluzione sarebbe semplice, esattamente come le due soluzioni proposte all'inizio di questo sfogo (si potrebbe chiamare “articolo” ma “sfogo” rende meglio). Nel tratto in cui iniziano ad esserci i negozi incontro puntualmente un signore seduto sul marciapiede con un bicchierino per racimolare qualche Euro che non finirà comunque nelle sue mani e un ragazzo di colore, sempre lo stesso, con un cappello in mano rovesciato come fosse un cestino, anche lui a cercare di “guadagnare” qualche Euro. Esiste una parola sola per questo tipo di attività: racket. Scommetto questo mio articolo, che potesse cancellarsi all'istante se non è così, che quei soldi, o almeno una gran parte di essi, non finiscono nelle mani di chi li chiede ma nelle tasche di chi li gestisce, di chi la mattina li accompagna lì e il pomeriggio torna a riprenderli, di chi accumula soldi in nero che noi elargiamo pensando che in fondo cinquanta centesimi per noi non sono nulla, di chi usa quei soldi per gestire loschi affari o peggio per finanziare un qualcosa di estremamente grande che sfugge alle ingenue menti di chi si fa muovere a compassione, ma che senza rendersene conto si rende involontario complice di una avanzata sempre più rapida di un mondo estraneo che si sta impossessando della nostra cultura e della nostra civiltà e che molto più rapidamente di quello che sembra, arriverà a colonizzare le nostro atrofizzato mondo.
Una prova di quanto detto? Una mattina mettetevi sul marciapiede o davanti ad un negozio a chiedere l’elemosina, sono sicuro (e se l’articolo non si è ancora autodistrutto vuol dire che avevo ragione e che potrei averla anche adesso) che improvvisamente arriverà un losco figuro e vi intimerà di andar via, perché quel posto è occupato! Stai a vedere che anche per elemosinare qualche soldo bisogna pagare il biglietto!
Mancano duecento metri alla fermata dell’autobus, proseguo e già mi sono passati davanti tre zingari con i loro passeggini modificati (al posto del seggiolino mettono uno scatolone di cartone) che rovistano nei cassonetti della spazzatura. Altro schifo! Di chi è la colpa se non nostra? Se noi continuiamo a lasciare per strada oggetti che fanno gola è logico che saranno oggetto di attenzione. Un ferro da stiro usato si deve portare nei punti di raccolta AMA così pure i vestiti usati devono essere messi negli appositi contenitori e così via. Mi è capitato di vedere qualche giorno fa due ragazzi di poco più di dodici anni che si introducevano dentro ad un cassonetto contenente spazzatura non riciclabile tirando fuori ogni cosa che trovavano, facendo sul marciapiede un’accurata selezione e lasciando lì per terra tutto ciò che avevano scartato. Risultato: puzza sul marciapiede, sporcizia e cassonetto rotto. Chi paga? Domanda retorica…
Finalmente arrivo alla fermata, solita decina di persone, l’attesa media è di circa dieci minuti, salgo, se riesco a sedermi apro un libro e per circa una trentina di minuti non penso allo schifo, anche se a volte anche sull'autobus la situazione non è proprio paradisiaca!
E’ arrivato il momento di scendere dall'autobus, non devo fare a spintoni perché siamo al capolinea ed attendo comodamente seduto che le persone più frettolose abbiano finito di spingersi.
La Stazione Termini, come un po’ tutte le stazioni, è un ricettacolo di bruttura, la patria dello schifo! Non mi riferisco ai poverini senza tetto che dormono l’uno vicino all'altro in qualche angolo più appartato, ma alle bande di malviventi presenti in grandissimo numero sia sul piazzale esterno che all'interno della stazione. Sempre le stesse facce, sempre gli stessi gesti, sempre le stesse ragazze (mamme?) sedute per terra con i neonati costretti a passare molte ore della giornata avvolti in un panno tra la polvere e la sporcizia, minorenni che crescono in questo modo, che percorrono avanti e indietro i vagoni della metropolitana con una pianola o una fisarmonica sgangherata invece di stare a scuola. Fenomeno preoccupante, perché con l’altissimo tasso di natalità presso le famiglie nomadi, in poco tempo saremo invasi da adolescenti che non avranno studiato e che dovranno campare di espedienti ai danni di noi, ancora una volta, ignari e dormienti cittadini! E poi sempre le stesse signore con cartelli scritti volontariamente in un improbabile italiano che illustrano la loro situazione, sempre le stesse ragazze che circondano i turisti mentre provano ad acquistare il biglietto del treno ai punti rivendita automatica come fossero addetti alle informazioni e sempre le stesse ragazzine più scaltre e veloci che tentano di borseggiare i malcapitati turisti in ressa per salire sul vagone della metropolitana. Che schifo! Chi controlla? Chi può fare qualcosa? All'interno della stazione ci sono pattuglie della Polizia, dei Carabinieri e della sorveglianza privata. Tutti sanno, tutti vedono, ma nessuno interviene. Al massimo si limitano a mandarne via qualcuno, ma dopo pochi minuti sono ancora lì e diciamoci la verità… tutti i giorni le stesse facce, tutti i giorni gli stessi sorrisi… Non sono poche le volte in cui mi è capitato di vedere queste persone chiacchierare con chi dovrebbe sorvegliare!
Accelero il passo, sono in ritardo, arrivo sulla banchina della metropolitana, ultimo trasbordo prima di giungere alla meta. Tanti i cartelli “Vietato Fumare” eppure almeno due o tre persone con la sigaretta accesa ci sono sempre. A volte ponendomi in modo cordiale sono riuscito a fargliela spegnere, altre volte l’ho segnalato agli addetti di stazione che mi hanno risposto “Lo sappiamo ma non possiamo lasciare la guardiola” oppure “Provi a dirgli di spegnerla”. In questi casi capisci come sia impossibile sconfiggere lo schifo! Se le persone che hanno in mano, o potrebbero avere, gli strumenti per combatterlo non fanno nulla per migliorare la situazione, allora ecco crescere quel senso di impotenza e di rabbia che ci porta a volte ad odiare questa città, mentre sarebbe molto più semplice viverla serenamente, amarla ed essere contenti di essere nati o cresciuti a Roma.
Io come arma ho le parole. Da sole non bastano però a cambiare le cose!

Ma se qualcuno avrà avuto la pazienza di arrivare a leggere quanto fino ad ora ho scritto (e se questo articolo non si è autodistrutto), allora vi invito a riflettere, a far caso a tutto ciò che non vi va bene, a tutte le situazioni che vi fanno storcere il naso e ad usare tutte le vostre potenzialità per contribuire quanto meno a diminuire lo schifo che ci circonda, perché se questo è il prezzo che devo pagare per vivere in quella che è riconosciuta come la più bella città del mondo, preferisco allora non pagare il biglietto e trovarmi un piccolo spazio di aria pulita in un altro sistema solare.