L’unico modo per non vedere lo
schifo che si sta impossessando di Roma, è rimanere chiusi in casa. A dire la
verità un’altra soluzione ci sarebbe. Cambiare città. Se non addirittura Paese!
La prima ipotesi non è molto
praticabile in quanto da un punto di vista fisico, restare chiusi in casa
significherebbe un lento deperimento fisico e da un punto di vista psicologico
porterebbe inevitabilmente alla depressione!
La seconda soluzione è
decisamente la più romantica. Chi di noi non ha mai sognato di vivere in
un’altra città o in un altro Paese, magari del Nord Europa dove, almeno per la
maggioranza dei casi, tutto sembra funzionare alla perfezione? Di difficile realizzazione
anche questa però, specialmente se si ha famiglia o un lavoro che non prevede
trasferimenti.
Suggerimenti per altre vie di
fuga?
In realtà io vorrei non fuggire.
Vorrei che con il buon senso dei
cittadini e delle Forze dell’Ordine si ristabilisse quel piacere di vivere la
città che oramai da troppo tempo è scomparso.
La stessa parola, Forze
dell’Ordine, fa sorridere visto che di ordine ce n’è rimasto davvero poco e di
forze non ne abbiamo più!
Dobbiamo però recuperarle queste
forze, dobbiamo cercare di non farci sopraffare da tutto ciò che quotidianamente
vediamo, lo schifo appunto!
Perché di questo si tratta.
Nel mio tragitto giornaliero da
casa in ufficio devo percorrere circa cinquecento metri a piedi, prendere un
autobus per una decina di fermate e scendere alla Stazione Termini per poi
infilarmi nel tunnel che porta alla metropolitana, entrare nel vagone della
linea A fino alla fermata Lepanto e una volta in superficie passeggiare per
altri duecento metri fino a destinazione. In totale dieci chilometri con una
durata media del viaggio di cinquanta minuti. A fine giornata stesso percorso a
ritroso.
Nei primi cinquecento metri che
separano la mia abitazione dalla fermata dell’autobus riesco a volte a contare
almeno tre motivi di schifo: primo fra tutti è la presenza costante di motorini
e scooter parcheggiati sul marciapiede nonostante a quell'ora della mattina, di
posto per parcheggiarli come si dovrebbe ce ne sia in abbondanza. Proseguendo
poi con lo schifo automobilistico, c’è sempre qualche incivile che lascia la
propria automobile in sosta occupando lo scivolo per le carrozzine o per i
disabili che, in attesa di trovare un punto dove il marciapiede si abbassa per
potervi salire e proseguire senza rischi, si trovano costretti a transitare
lungo la strada. La
soluzione sarebbe semplice, esattamente come le due soluzioni proposte
all'inizio di questo sfogo (si potrebbe chiamare “articolo” ma “sfogo” rende
meglio). Nel tratto in cui iniziano ad esserci i negozi incontro puntualmente
un signore seduto sul marciapiede con un bicchierino per racimolare qualche
Euro che non finirà comunque nelle sue mani e un ragazzo di colore, sempre lo
stesso, con un cappello in mano rovesciato come fosse un cestino, anche lui a
cercare di “guadagnare” qualche Euro. Esiste una parola sola per questo tipo di
attività: racket. Scommetto questo mio articolo, che potesse cancellarsi
all'istante se non è così, che quei soldi, o almeno una gran parte di essi, non
finiscono nelle mani di chi li chiede ma nelle tasche di chi li gestisce, di
chi la mattina li accompagna lì e il pomeriggio torna a riprenderli, di chi
accumula soldi in nero che noi elargiamo pensando che in fondo cinquanta
centesimi per noi non sono nulla, di chi usa quei soldi per gestire loschi
affari o peggio per finanziare un qualcosa di estremamente grande che sfugge
alle ingenue menti di chi si fa muovere a compassione, ma che senza rendersene
conto si rende involontario complice di una avanzata sempre più rapida di un
mondo estraneo che si sta impossessando della nostra cultura e della nostra
civiltà e che molto più rapidamente di quello che sembra, arriverà a
colonizzare le nostro atrofizzato mondo.
Una prova di quanto detto? Una
mattina mettetevi sul marciapiede o davanti ad un negozio a chiedere
l’elemosina, sono sicuro (e se l’articolo non si è ancora autodistrutto vuol
dire che avevo ragione e che potrei averla anche adesso) che improvvisamente
arriverà un losco figuro e vi intimerà di andar via, perché quel posto è
occupato! Stai a vedere che anche per elemosinare qualche soldo bisogna pagare
il biglietto!
Mancano duecento metri alla
fermata dell’autobus, proseguo e già mi sono passati davanti tre zingari con i
loro passeggini modificati (al posto del seggiolino mettono uno scatolone di
cartone) che rovistano nei cassonetti della spazzatura. Altro schifo! Di chi è
la colpa se non nostra? Se noi continuiamo a lasciare per strada oggetti che
fanno gola è logico che saranno oggetto di attenzione. Un ferro da stiro usato
si deve portare nei punti di raccolta AMA così pure i vestiti usati devono
essere messi negli appositi contenitori e così via. Mi è capitato di vedere
qualche giorno fa due ragazzi di poco più di dodici anni che si introducevano
dentro ad un cassonetto contenente spazzatura non riciclabile tirando fuori
ogni cosa che trovavano, facendo sul marciapiede un’accurata selezione e
lasciando lì per terra tutto ciò che avevano scartato. Risultato: puzza sul
marciapiede, sporcizia e cassonetto rotto. Chi paga? Domanda retorica…
Finalmente arrivo alla fermata, solita
decina di persone, l’attesa media è di circa dieci minuti, salgo, se riesco a
sedermi apro un libro e per circa una trentina di minuti non penso allo schifo,
anche se a volte anche sull'autobus la situazione non è proprio paradisiaca!
E’ arrivato il momento di
scendere dall'autobus, non devo fare a spintoni perché siamo al capolinea ed
attendo comodamente seduto che le persone più frettolose abbiano finito di
spingersi.
Accelero il passo, sono in
ritardo, arrivo sulla banchina della metropolitana, ultimo trasbordo prima di
giungere alla meta. Tanti i cartelli “Vietato Fumare” eppure almeno due o tre
persone con la sigaretta accesa ci sono sempre. A volte ponendomi in modo cordiale
sono riuscito a fargliela spegnere, altre volte l’ho segnalato agli addetti di
stazione che mi hanno risposto “Lo sappiamo ma non possiamo lasciare la
guardiola” oppure “Provi a dirgli di spegnerla”. In questi casi capisci come
sia impossibile sconfiggere lo schifo! Se le persone che hanno in mano, o
potrebbero avere, gli strumenti per combatterlo non fanno nulla per migliorare
la situazione, allora ecco crescere quel senso di impotenza e di rabbia che ci
porta a volte ad odiare questa città, mentre sarebbe molto più semplice viverla
serenamente, amarla ed essere contenti di essere nati o cresciuti a Roma.
Io come arma ho le parole. Da
sole non bastano però a cambiare le cose!
Ma se qualcuno avrà avuto la
pazienza di arrivare a leggere quanto fino ad ora ho scritto (e se questo
articolo non si è autodistrutto), allora vi invito a riflettere, a far caso a
tutto ciò che non vi va bene, a tutte le situazioni che vi fanno storcere il
naso e ad usare tutte le vostre potenzialità per contribuire quanto meno a
diminuire lo schifo che ci circonda, perché se questo è il prezzo che devo
pagare per vivere in quella che è riconosciuta come la più bella città del
mondo, preferisco allora non pagare il biglietto e trovarmi un piccolo spazio
di aria pulita in un altro sistema solare.
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